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CAMBIAMO VITA? AUTOMOTIVE CHE SCONVOLGE LE VITE? I PRO ED I CONTRO!

CAMBIAMO VITA?

 

AUTOMOTIVE CHE SCONVOLGE LE VITE?

I PRO ED I CONTRO!

By@Patrizia Pierbattista

By@Mirella Pierbattista

Chi ha Voglia di cambiare vita? In Senso lato, ossia scappare dalla routine? Ad esempio prendere una auto e viaggiare senza una meta. In primis scegliamo la nostra autovettura per questo percorso, piccola, media o grande direste voi?  E non! Non c’è solo questo tipo di vettura, ma molte altre. Ecco in questo viaggio scopriremo la storia, la rivoluzione e esperienze  della vita. Di un automobilista!  Partiamo dall’inizio della storia, dell’uomo che ha bisogno di un mezzo per incamminarsi verso il suo viaggio sia di lavoro che di svago.

alla ricerca del cibo ed accoglienza!

La maggior parte degli automobilisti italiani non amano il cambio automatico, mentre nel resto del mondo è viceversa. Anche noi avendo avuto l’insegnamento con il vecchio cambio manuale delle marce vetture avevamo dei dubbi. Ma alcuni anni addietro scoprendo  il cambio automatico in una vettura presa a  noleggio, del vecchio tipo,  di una nota azienda leader internazionale nel nostro territorio,  per un viaggio, perché nessun prendeva questa vettura Toyota. Con grande  sorpresa  scoprendo  che era molto meno faticoso per i lunghi viaggi e più divertente nel guidarla.
Oggi abbiamo una grande esperienza con il cambio automatico, sia per le nuove auto endotermico e anche le nuove vetture 100% elettrica e le hybrid e plug-in hanno il cambio automatico, anzi molto più semplice.  La  vettura è più potente e veloce al confronto di quella vettura di vent’anni fa. La tecnologia è sempre al passo, anzi forse avremo qualcosa nel futuro che ci sorprenderà. Che dite? Già da qualche anno fa le ricerche tecnologiche per comparto automobilistico è in fermento.  

Il  nostro lavoro di comunicazione per valutare le automobili, è molto ampio ma anche il panorama delle vetture, dei nuovi modelli, soprattutto dopo il triennio della crisi sanitaria della Pandemia di Covid19, dove il mercato era fermo. Oggi  è rallentato per la crisi di una guerra alle porte dell’Europa, nell’est dove vi sono industrie per la costruzione delle vetture.
Guardando  sotto il volante dopo che ci siamo seduti in auto, notiamo che vi sono solo due petali! Oppss! Hanno Rubato il terzo?  Ma no!  È solo  il cambio automatico non vi è il pedale della frizione, la storia dell’invenzione del cambio automatico nasceva come idea  tra  gli  anni  1920 tra i paesi Europa, Canada e gli Usa.
Il cambio automatico dell’auto è un sistema di trasmissione autonomo, il quale non prevede l’inserimento delle marce da parte del conducente del veicolo, infatti, in queste vetture non è presente il pedale della frizione.
In caso di cambio manuale, è il conducente che, attraverso l’apposita leva, spingendo il pedale della frizione, inserisce le marce.  Cambio  automatico, è quest’ultimo che cambia in maniera autonoma le marce, a seconda dei giri del motore.
Per partire, tenendo il piede sul pedale del freno, si mette il cambio in posizione Drive, dopodiché si lascia andare gradualmente il freno in modo che la macchina inizi a muoversi. La velocità va regolata con il pedale dell’acceleratore, senza bisogno di cambiare marcia. Non effettuare cambi marcia quando il veicolo è ancora in movimento: rischi di sollecitare in maniera erronea il cambio, rovinandolo.
Spesso la parte meccanica della trasmissione impiega rotismi epicicloidali, e questo fa sì che cambio automatico e cambio a rotismi epicicloidali siano identificati impropriamente come la stessa cosa. Più propriamente “automatico” fa riferimento al tipo di controllo: possono esistere cambi a rotismi epicicloidali non automatici (ad esempio quello adottato dalla Ford modello T) oppure cambi con la classica struttura dei cambi manuali, ma a controllo automatico (cambio robotizzato).
Il cambio automatico si è molto diffuso negli Stati Uniti a partire dagli anni cinquanta, mentre la sua diffusione è stata più lenta in Europa. Uno dei motivi di ciò è la riduzione dell’efficienza energetica ed il maggior consumo di carburante causato dal cambio automatico, specie nei primi modelli. Un secondo motivo è legato alla maggiore cilindrata media delle macchine con conseguente disponibilità di alte potenze.
Il primo brevetto di un “cambio automatico progressivo di velocità” in Italia venne presentato e registrato nel 1931 a nome del giovane studente di ingegneria Elio Trenta (il brevetto venne rilasciato dal Ministero delle Corporazioni-Ufficio delle proprietà intellettuali con il numero 298415), anche se altri brevetti per progetti similari erano stati depositati nel Regno Unito (1924), Canada (Alfred Horner Munro, inventato nel 1921 e brevettato nel 1925) e Stati Uniti (1927)[2]. Nel 1935 la Peugeot acquistò il progetto di Gaston Fleischel per un sistema elettromagnetic, ma i primi veicoli ad avere un cambio completamente automatico furono i modelli Oldsmobile del 1940, il cui sistema era chiamato Hydra-matic, a quattro rapporti e senza frizione. Su questi modelli l’opzione cambio automatico era offerta a soli 57$. Negli anni cinquanta la Oldsmobile produsse milioni di automobili con cambio automatico, dimostrandone la popolarità negli Stati Uniti. Quindi l’automatico idraulico fu poi introdotto da General Motors, Chrysler e Borg-Warner (produttore di cambi per Ford) nei primi anni cinquanta. I primi modelli avevano due rapporti e non erano in grado di trasmettere molta coppia, poi a breve furono prodotti modelli a tre rapporti. Negli anni ottanta si è avuto un salto tecnologico con l’introduzione della quinta marcia, che ha migliorato il rendimento energetico dei cambi idraulici nei lunghi viaggi. Un altro miglioramento notevole risalente al medesimo periodo fu l’introduzione del convertitore di coppia a frizione (TCC o Lockup torque converter). Il sistema consiste nell’abbinare al convertitore di coppia una frizione comandata da un elettromagnete, in grado di connettere direttamente l’ingresso con l’uscita quando determinato dal computer di bordo. Eliminando gli attriti del fluido nel convertitore di coppia a velocità elevate, questo sistema offre un ulteriore risparmio di carburante. È stato fatto similmente un tentativo di migliorare il rendimento con una frizione sul rapporto per la marcia veloce che intervenga automaticamente oltre una certa velocità. Risultato  è però un sistema troppo invadente, con continui inserimenti e disinserimenti in certe condizioni che comportino piccole variazioni di velocità, quali il vento. Con l’aumento delle prestazioni dei computer di bordo, tra gli anni ottanta e novanta una parte sempre maggiore delle funzioni delle valvole è stata trasferita nell’elettronica. Il controllo delle valvole da parte del computer (alcuni produttori dedicano un microprocessore specializzato solo per il controllo del cambio) rende l’intervento più preciso e consente in alcune auto l’adozione del controllo semi-automatico sequenziale o robotizzato o anche “semisequenziale”. 

In  cui il guidatore indica al computer quali rapporti inserire o viene gestito interamente dal computer. Questi cambi migliorano notevolmente il comportamento in discesa e l’utilizzo del freno motore; alcuni modelli sono in grado di riconoscere lo stile del guidatore e adattarsi di conseguenza. Un particolare tipo di cambio automatico, detto cambio continuo o a rapporto variabile, non ha rapporti fissi predeterminati, ma può variare il rapporto di trasmissione con continuità entro l’intervallo di lavoro. L’unico tipo di interazione che il cambio automatico richiede al conducente è quella relativa alla selezione della modalità di funzionamento. Per questo esiste una leva (selettore) che può essere spostata su una delle seguenti posizioni (in generale): P – Parking (parcheggio): l’albero di trasmissione e le ruote sono bloccati, lasciando libero l’albero motore. Questo impedisce all’automobile di muoversi per esempio se parcheggiata in pendenza; R – Reverse gear (retromarcia): come nel cambio manuale, attiva gli ingranaggi grazie a cui le ruote eseguono la rotazione in senso contrario e contemporaneamente accende le luci di retromarcia; N – Neutral (folle): come nella folle dei cambi meccanici, in questa posizione non viene trasmessa potenza all’albero di trasmissione, di conseguenza il motore e le ruote girano indipendenti; D – Drive (guida): posizione di guida normale, in cui il cambio interviene variando automaticamente i rapporti, 3 – Terza (non sempre presente): in questa posizione il cambio è limitato alla terza marcia;  2 – Seconda: in questa posizione il cambio è limitato alla seconda marcia; 1 – Prima: in questa posizione il cambio è limitato alla prima marcia,
L – Low (normalmente presente nei cambi a variazione continua): in questa posizione il cambio è limitato ai rapporti più bassi, S – Sport (guida sportiva, non sempre presente): il cambio interviene automaticamente e più frequentemente durante la guida. La ripresa aumenta con il numero di giri; +/- se abbinato a un cambio sequenziale, per impostare manualmente i rapporti senza utilizzare la frizione (cambiata sequenziale).

Ecco alcuni passaggi storici  dall’inizio delle vetture che l’uomo ha creato per muoversi nel loro territorio, ecco quando nasce l’automobile? Semplice dalle carrozze a cavallo, poi sono i carrozzieri che cercano e studiano un modo migliore e più veloce di spostarsi con vetture e carrozze motorizzate. Il primo prototipo di autovettura con motore a scoppio è stata la Patent Motorwagen, denominata Velociped. Il brevetto è del 1886 l’inventore è Karl Benz. La prima automobile  fu nell’aprile 1894 da Benz and Cie. La più antica è la Peugeot fondata nel 1803 da Jean  Pierre e Jean- Frederic Peugeot. Quindi questo è solo un viaggio alla scoperta del mondo automotive, ma anche per  noi l’esperienza tra il motore endotermico e quello full electric, oppure con quelle marcie manuali e l’automatico, è stato, per me  normale conseguenza di un viaggio all’insegna della curiosità e delle prove su strada. Forse non tutti riescono a guardare avanti e vedere il progresso nei migliori modi possibile ed utili per tutti.  Bisogna sempre avere il coraggio e la curiosità della scoperta.

 

 

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