USA – E’ deceduto David Keith Lynch (Missoula, 20 gennaio 1946 – Los Angeles, 15 gennaio 2025) è stato un regista, sceneggiatore, attore, musicista, produttore cinematografico e pittore statunitense. Del 2022 è la sua ultima apparizione sul grande schermo, nel film The Fabelmans di Steven Spielberg, dove interpreta lo storico regista John Ford.
Regista tra i più acclamati, importanti e influenti del suo tempo, nasce originariamente come pittore; le sue opere sono attualmente esposte in musei e gallerie d’arte come il Museum of Modern Art di New York e la Pennsylvania Academy of the Fine Arts di Filadelfia. Successivamente entra nel mondo del cinema divenendo regista, sceneggiatore e produttore, spesso anche nel ruolo di montatore, scenografo, progettista del suono e attore nei suoi stessi film. È occasionalmente musicista, cantante e scrittore. Nonostante non riscuota sempre successo al botteghino, Lynch è apprezzato dai critici e gode di un cospicuo seguito di fan.
Nel corso degli anni ha ricevuto tre nomination al Premio Oscar per la regia (per The Elephant Man, Velluto blu e Mulholland Drive), la Palma d’oro al Festival di Cannes 1990 per Cuore selvaggio, il Prix de la mise en scène a quello del 2001 con Mulholland Drive e il Leone d’oro alla carriera durante la 63ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, in occasione della proiezione in anteprima mondiale di Inland Empire – L’impero della mente nella sezione fuori concorso.
Nei primi anni Novanta fu la principale mente creativa della serie I segreti di Twin Peaks, divenuto un fenomeno culturale dall’enorme impatto mediatico. Nel 2017, dopo più di 25 anni dalla messa in onda della prima stagione, la serie revival Twin Peaks – Il ritorno riceve largo consenso: viene proiettata al Museum of Modern Art di New York in quanto il lavoro di Lynch viene considerato una “totale e libera espressione del suo genio” nonché capace di “accendere inebrianti dibattiti sulla natura della televisione stessa”.
Lo stesso anno Twin Peaks attiva un vero e proprio dibattito sui limiti di demarcazione tra televisione e cinema,che diverrà ancor più acceso dopo la presa di posizione di Cahiers du cinéma, che nella propria classifica annuale proclama Twin Peaks – The Return il film più bello dell’anno.Nel dicembre del 2019 questo dibattito viene nuovamente rilanciato da Cahiers du cinéma, la quale proclama Twin Peaks – The Return ”il film più bello del decennio”. Nell’ottobre dello stesso anno Lynch viene premiato con l’Oscar alla carriera.
David Lynch nasce a Missoula, nel Montana, il 20 gennaio 1946, da Edwina Sundholm (1919-2004) e Donald Walton Lynch (1915-2007). Trascorre l’infanzia nel nord-ovest degli Stati Uniti, abitando anche per alcuni periodi nello Stato di Washington e nell’Idaho. Il padre lavora come ricercatore del Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti ed è spesso costretto a spostarsi per motivi di lavoro, soprattutto nel nord-est del paese. In Virginia, Lynch conosce il vicino di casa della sua ragazza: Toby Keeler, figlio di Bushnell Keeler, pittore: in alcune interviste, egli dichiarerà di aver sempre desiderato dipingere e che è da quel momento che inizia a credere di poter realizzare tale desiderio. Lynch frequenta gli scout ottenendo il rango di Eagle Scout (il massimo grado nello scautismo in America) e partecipa come maschera alla cerimonia di investitura del presidente John F. Kennedy.
Fin dall’adolescenza sogna di diventare un artista e per questo frequenta alcuni corsi alla Corcoran School of Art di Washington, mentre sta finendo le scuole superiori. Si iscrive in seguito per un anno alla School of the Museum of Fine Arts di Boston, periodo durante il quale lavora in un negozio di cornici. In quel tempo è stato un compagno di stanza di Peter Wolf. Tale incarico non dura a lungo perché viene licenziato a causa dei suoi ritardi. Decide quindi di partire per l’Europa con l’intenzione di studiare il pittore espressionista Oskar Kokoschka. Nonostante abbia progettato di restare 3 anni, torna negli Stati Uniti dopo soli 15 giorni. Il paesaggio pulito e perfetto di Salisburgo, città nella quale si era recato con l’amico Jack Fisk, non lo ispirava.
Filadelfia e i cortometraggi
Nel 1966 Lynch si trasferisce a Filadelfia, dove frequenta la Pennsylvania Academy of Fine Arts e realizza complessi mosaici geometrici che intitola ‘Industrial Symphonies’. Qui inizia inoltre a fare le prime esperienze con la macchina da presa. Il suo primo cortometraggio, dal titolo Six Men Getting Sick, viene proiettato all’esibizione di fine anno e vince il concorso cinematografico annuale dell’accademia. In merito all’ispirazione per quest’opera, punto di mediazione tra dipinto e video, Lynch dichiarerà:
«È stato uno dei miei quadri. Non ricordo quale ma si trattava di un dipinto quasi completamente nero. C’era una figura che occupava il centro della tela. Quindi mentre stavo osservando la figura nel quadro ho avvertito un leggero spostamento d’aria e ho colto un piccolo movimento. E ho desiderato che il quadro fosse realmente in grado di muoversi, almeno per un po’.[20]»
Grazie a questo primo cortometraggio, gli viene commissionata un’altra opera in forma di video da H. Barton Wasserman: il primo tentativo sarà un disastro, la macchina da presa non funzionava e la pellicola del girato è completamente rovinata. Al secondo tentativo, nel 1968, Lynch riesce a realizzare The Alphabet: questi primi lavori si configurano come degli ibridi, tra l’installazione e il cinema sperimentale.
Nel 1970 abbandona in parte il suo interesse per le arti visuali per dedicarsi principalmente alla regia. Vince una sovvenzione di 5.000 dollari da parte dell’American Film Institute per produrre The Grandmother, la storia di un bambino maltrattato che fa crescere una nonna da un seme. Il mediometraggio, che dura 34 minuti, già mostra alcuni elementi che diventeranno marchi di fabbrica di Lynch: un sonoro e un immaginario inquietante con una forte attenzione ai desideri inconsci. Il film è girato nella casa del regista, le cui pareti vengono, per l’occasione, dipinte completamente di nero.