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Intanto l'OMS avverte che i contagi sono in forte crescita anche a livello globale e gli medici e riceractori infettivologi invitano i viaggiatori a controlarsi se dovessero presentare sintomi particolari.

Negli aeroporti e la disinfezione degli aeromobili per prevenire il rischio di diffusione dell’infezione Dengue.

 

By@Patrizia Pierbattista

By @Mirella Pierbattista

By@Redazione 

Il livello di vigilanza è stato innalzato all’aeroporto di Fiumicino rispetto agli aerei provenienti e alle merci importate dai Paesi in cui è “frequente e continuo il rischio di contrarre la malattia Dengue”. 

livello di vigilanza è stato innalzato all’aeroporto di Fiumicino rispetto agli aerei provenienti e alle merci importate dai Paesi in cui è “frequente e continuo il rischio di contrarre la malattia Dengue”. 

Tra le misure previste il monitoraggio attento “sulla disinfettazione degli aerei” e la valutazione di eventuali ordinanze per interventi straordinari di sorveglianza, sanificazione e disinfestazione. Il provvedimento è arrivato su disposizione del direttore generale della Prevenzione del ministero della Salute, Francesco Vaia, agli Uffici di Sanità Marittima Aerea e di Frontiera. Le circolari sono riferite alla specie Aedes Aegipty, la zanzara vettore specifico del virus Zika ed anche del virus Dengue. Questa zanzara non è presente nel nostro territorio e l’obiettivo è quello di impedirne l’arrivo in Italia. Alcune misure in atto vengono già effettuate in maniera ciclica da Aeroporti di Roma e alcuni vettori. Allo scalo romano sono presenti, da diversi mesi, dei totem del ministero della Salute, in italiano ed in inglese, che riportano consigli ai viaggiatori internazionali sulle malattie trasmesse dalle zanzare. Allerta alta, dunque, a fronte di numeri in crescita: l’epidemia di febbre Dengue non accenna infatti a frenare.

Dopo un 2023 da record, con oltre 5 milioni di casi, nel solo mese di gennaio sono già stati superati i 600 mila contagi nel mondo. Già nei mesi scorsi l’Oms aveva messo in guardia dall’escalation della febbre Dengue: in un ventennio si è registrato un aumento di dieci volte dei contagi, passati dai 500 mila del 2000 agli oltre 5 milioni del 2019. Secondo l’Oms, nel 2023 sono stati più di 5 mila i morti. Oltre l’80% si è verificato nel Sud America, con il Brasile che, da solo, ha contato circa 3 milioni di contagi. Al di fuori del Sud America, aumenti importanti sono stati registrati in Bangladesh (300 mila casi), Burkina Faso (150 mila) e Vietnam (170 mila). L’epidemia non ha risparmiato neanche l’Europa, dove sono stati registrati casi sporadici in Itala (82), Francia (43), Spagna (3). Il 2024 sembra confermare il trend dell’anno scorso. Sebbene i dati siano ancora parziali, secondo i report dagli uffici regionali dell’Oms, nel primo mese dell’anno sono stati già superati i 600 mila casi nel mondo.La gran parte dei contagi (550 mila) continua a essere registrata nelle Americhe. In Italia, “ci sono segnali che negli ultimi anni qualcosa stia cambiando, ma al momento la trasmissione autoctona della Dengue, così come in altri Paesi europei, è un evento raro. La maggioranza dei casi è stata contratta all’estero”, precisa Flavia Riccardo, medico epidemiologo dell’Istituto Superiore di Sanità, sottolineando che lo scorso anno sono stati registrati 362 casi, di cui 280 importati dall’estero. Gli infettivologi invitano comunque alla prudenza. In questo momento “l’attenzione alla Dengue deve essere alta per chi si reca o ritorna da parti del mondo in cui l’infezione è endemica. Queste persone dovrebbero mettere in atto strategie di prevenzione e, se presentano sintomi al loro ritorno, segnalarli al medico”, afferma Massimo Andreoni, direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit). A oggi non esistono terapie specifiche e nella maggior parte dei pazienti l’infezione non lascia strascichi. Tuttavia in una piccola percentuale può dare luogo a quadri gravi, anche con febbre emorragica: “La prevenzione – afferma – può basarsi sul vaccino. Attualmente ne esistono due. Il loro uso è da prendere in considerazione per chi vive nelle zone in cui l’infezione è endemica o per chi si reca in quelle aree”. Non c’è indicazione a vaccinare la popolazione generale, conclude l’esperto. 

 

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